L’albero dello Yoga

“Per coltivare una pianta si deve prima vangare la terra, rimuovere sassi ed erbacce e ammorbidire il terreno. Si pianta il seme e lo si copre con terra soffice (…), quindi si innaffia e poi si attende che germogli e cresca. Dal seme spunterà uno stelo che si dividerà e produrrà foglie. 
La pianta continuerà a crescere fino ad avere un tronco che a sua volta genererà rami con molte foglie che si orienteranno in varie direzioni. 
Allo stesso modo si deve accudire l’albero dell’anima. I saggi del passato, che avevano goduto della possibilità di vedere l’anima, ne trovarono il seme nello yoga. Questo seme ha otto segmenti che durante la crescita dell’albero generano gli otto rami dello yoga.”
B.K.S. Iyengar, L’albero dello yoga.

Ecco la vera essenza dello #yoga, che secondo gli antichi testi si compone di otto parti, il sentiero dell’ Ashtanga Yoga.
Spesso, dello yoga conosciamo e consideriamo solo gli Asana, ma questa è solo una parte, e non considerare il resto limita veramente la nostra conoscenza. Nei mesi scorsi, sulla mia pagina instagram monica_koalayoga, ho cercato di fare una carrellata degli 8 rami, che il Maestro Iyengar ha associato alla struttura di un albero nel suo libro “L’albero dello yoga”.
In questo articolo riunisco gli otto post per avere una visione globale, benchè solo superficiale, della vastità della disciplina.

Iniziamo con le basi, le radici dell’albero, i principi etici, Yama e Nyama.
Gli Yama sono Ahimsa (non violenza), Satya (verità), Asteya (onestà), Brahmacharya (contegno), Aparigraha (non possedere più di ciò che si necessita).
I Nyama, il tronco, comprendono Saucha (pulizia), Santosa (accontentarsi, essere grati), Tapas (disciplina) , Svadhyaya (studio dei testi), e Isvara Pranidhana (abbandono al Signore).

Leo e la mantide

Tra gli Yama ho scelto Ahimsa o non violenza. Principio sul quale si fonda il pensiero e la pratica, può essere inteso come “non nuocere” agli altri, all’ambiente, rispettare tutti gli esseri, anche il più piccolo. 
Ma Ahimsa è soprattutto non violenza verso sé stessi (per esempio è anche rispettare il proprio corpo non forzando in Asana…), non violenza verbale, non violenza nelle azioni. 


“Sii gentile quando è possibile. Ed è sempre possibile”.
Sua Santità il Dalai Lama

i pomodorini del mio orto


Ci spostiamo nel tronco dell’albero dello yoga, identificato dai 5 principi del Nyama. Ne scelgo uno, Samtosha o contentezza.
Per me è una vita semplice e genuina, coltivando la consapevolezza e la gratitudine per tutto quello che ci offre. A volte, basterebbe soffermarsi per apprezzare anche le piccole cose: un cielo azzurro, la vita in campagna, lo scodinzolare di un cane, il silenzio… i deliziosi pomodorini del mio micro orto. Samtosha è anche portarsi in Savasana e ascoltare, accogliere e restare con “quello che c’è, nel momento presente.

Io in Sirsasana – Yoga Wear @koalayoga.design


Quello che a prima vista può sembrare “il tutto” dello yoga, in realtà non è che una delle otto parti. Stiamo parlando degli Asana, le posizioni, che identificano i rami dell’albero dello yoga. 
Lo yoga non può essere ridotto a un insieme di esercizi fisici, anche se spesso si legge il contrario… no, non fa dimagrire e il suo scopo non è tonificare i glutei o l’addome … per questo esistono altre discipline!

” Il corpo non può essere separato dalla mente, né la mente può essere separata dall’anima”.
“Asana significa postura ed è l’arte di disporre l’intero corpo con
un’atteggiamento fisico, mentale e spirituale (…) quando questo avviene entriamo in uno stato di contemplazione e meditazione”
B.K.S. Iyengar

Questo, quindi, è il vero scopo di Asana, che richiede di addestrare il corpo, rispettandone i limiti, nel corso di tutta una vita con costanza e passione, in modo che possa stare in una posizione stabile a lungo e senza sforzo.

Questa non è una foglia. Ma fa di tutto per sembrarlo.
La meraviglia della Natura è sempre sorprendente

Eccoci al quarto elemento, Pranayama, identificato con le foglie dell’albero. 
Così come le foglie permettono all’albero di ottenere il nutrimento necessario, così il respiro ci nutre nel profondo, permettendo al nostro corpo di funzionare correttamente. Ma non è solo questo, perchè prestare attenzione al respiro è l’unico strumento che abbiamo a disposizione per intervenire sulla mente.

“Prana-ayama. Prana è energia. Ayama è creazione, distribuzione e mantenimento. Pranayama è la scienza del respiro che conduce alla creazione, distribuzione e mantenimento dell’energia vitale. (…)
Il pranayama è il ponte tra il fisico e lo spirituale ed è quindi il fulcro dello yoga”
B.K.S.Iyengar

Kurma, la tartaruga. Artigianato in legno dalle isole Fiji

Il viaggio attraverso le otto parti dello yoga continua. Ci è voluto un po’ per arrivare a Pratyahara, il ritiro dei sensi. 
Forse proprio perché in questo periodo i nostri sensi sono “troppo” stimolati, troppe immagini… spesso difficili da sostenere, troppe parole, troppi suoni fastidiosi che portano troppi pensieri, troppe ansie.
Questo ramo dello yoga ci ricorda invece la possibilità, la necessità, di “ritirare” i sensi dalle stimolazioni esterne per ritrovare un silenzio di pace dentro di noi.
“Così come la tartaruga ritrae le membra nel guscio, così lo yogin deve ritrarre i suoi sensi dagli oggetti dei sensi…” è un concetto riportato nella Bhagavad Gita. Lo yoga è anche questo: ritrovare il nostro silenzio interiore, il nostro angolo di pace… e sì, è difficilissimo … ma mai come ora necessario.

Io in Kukkutasana. Yoga wear @koalayoga.design

Dharana, la concentrazione. 
Il sesto ramo dello yoga ci chiede di focalizzare la nostra attenzione su un punto, di restare in equilibrio, di ascoltare il respiro, per essere consapevoli nel momento presente e arrivare poi alla meditazione.

“Lasciando fuori di sé i contatti esteriori 
e tenendo lo sguardo fisso tra le sopracciglia, equilibrando i soffi inspiratorio ed espiratorio che circolano all’interno del naso,
soggiogando i sensi, la mente e l’intelletto,
Il silenzioso mira solo alla liberazione; in lui desiderio, paura e collera sono scomparsi per sempre ed egli è davvero un liberato!”
Bhagavad Gita

Fiore autunnale

Dhyana, la meditazione, è il fiore che sboccia nell’albero dello yoga, il settimo degli otto rami. Attraverso Dharana, la concentrazione, si arriva alla pratica della meditazione, che non solo fa parte dello yoga, ma ne è quindi l’espressione più alta prima di arrivare alla liberazione.

“Con la pratica della meditazione scoprirete che avete un paradiso portatile nel vostro cuore”
Paramahansa Yogananda

Ora più che mai, chi non ha bisogno di un “paradiso portatile”, un luogo di pace nel proprio cuore?

White

“Samadhi”
Siamo giunti alla conclusione del nostro viaggio attraverso gli otto rami dello yoga. Ha richiesto tempo, perché il percorso ne richiede moltissimo e probabilmente non basterà un’intera vita … ma siamo in cammino.
Samadhi è il frutto dell’albero dello yoga, racchiude l’essenza spirituale dell’albero e il coronamento della sua crescita.

“Alla fine, quando il fiore si trasforma in frutto, questo si chiama Samadhi. Come l’essenza dell’albero si trova nel frutto, così l’essenza della pratica dello yoga è riposta nella libertà, l’equilibrio, l’armonia e la beatitudine del Samadhi, dove il corpo, la mente e l’anima sono un tutt’uno armonico e si fondono con lo Spirito Universale.”
B.K.S. Iyengar

Buona pratica… Namastè

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